1. |
La bohème
03:13
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viali affollati dal neon e dal gas
e tigri di carta addosso alla pietre del 44,
col fiato sul collo del milite in fuga
dal castello d'inverno.
Cittadini-senzaterra, un unico appello
agli dei sconosciuti: si aprano i sepolcri del gesto,
del pugno vibrante nel cielo per il mondo
che segue il tramonto.
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2. |
Felafel traume
03:00
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oggi è l'assalto al cielo, quando si guarda ad ovest
con le spalle alla Mecca,
la nostra sura di piombo rovente.
in ginocchio, la Santa Saggezza.
è solo questione di rituali, una questione di visuali.
è solo questione di rituali manuali.
oggi l'assalto è nell'aria del Bosforo.
con il palmo alla fronte osservo il fragore dei corpi,
respiriamo alla fonte mentre esplodono i colpi.
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3. |
Pantera
02:34
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come uno schianto si crepa col ghigno in volto.
una "corsa majakovskij" senza fiato - un colpo al cuore
dai nostri inferni quotidiani
di plastica e lamiere.
una, due, tre morti di interferenza video.
più morti di interferenza sono
caduti catodici,
sentieri ipnotici,
psicosi totali,
assedi laterali in attesa del sacco di roma.
nodo pneumatico, orizzonte cupo
e desolato.
mille e una bagdad mille e una new york.
dimmi bel giovane la patria tua qual'è.
i nervi, le gambe in frantumi
ingannano la vista.r
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4. |
Landshut
03:19
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gli stranieri della vita amano perdersi
nei solchi dei cingoli, con le dita accarezzano
le mappe di metropoli ignote.
fuori è il solito collasso di edifici
con la calce che soffia sul volto
a inceppare le palpebre.
il loro gesto è un caffè preso con la sfinge
ricordando la giovinezza quell'autunno
a mogadiscio:
"era una pista gettata verso il nulla,
senza ritorno, accarezzavo ogni istante
credendolo l'ultimo"
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5. |
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le sterpi graffiano la pelle sotto
la stoffa ruvida, come il nero dei fucili
preme sul braccio.
sulle gengive la polvere, la città scrive
sull'asfalto.
uno straccio umido di rosso;
si allontana un ronzio di elicotteri.
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6. |
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si rischia di gelare come il marmo delle cose
che non vivono più, quel marmo che serbiamo
nei polmoni.
la nostra carne si abbandona al vento
che rompe e strappa e spazza le onde,
lasciandoci nelle narici la salsedine
del porto di Odessa.
di quell'acciaio resiste l'ombra, e basta appena
per riempirci gli occhi.
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